Iniziamo con qualche numero. La cosiddetta “carta” mondiale (azioni più obbligazioni) ammonta a 350’000 miliardi di USD, dei quali circa il 20% (70.000) sono azioni: questa percentuale è in calo sul totale a causa dell’espansione negli ultimi anni della massa del debito. Gli hedge funds, maestri di strategie alternative e di utilizzo della leva (che sul NYSE viaggia vicino ai massimi di sempre) hanno poco meno di 3’000 miliardi di asset, con riscatti che negli ultimissimi mesi si sono impennati a poco meno di 100 miliardi e una performance media 2015 del -5% (dati Bloomberg). I riscatti implicano vendite forzate, le brutte performances altri riscatti. Gli Hedge Funds sono sbilanciati su tre strategie: vendita di volatilità, sovrappeso di equity europea, leva sul credito per ovviare ai tassi zero. Queste sono dunque le vulnerabilità da tenere sotto controllo. Per quanto sia vero che le ultime sedute potrebbero riservare sorprese (in entrambe le direzioni) e cambiare la percezione di come siano andate le cose nel 2015, per un attimo fermiamo il tempo al 21 Dicembre, data in cui viene scritto questo articolo. Come è andato finora l’anno? Lo dice bene la tabella che segue, che propone nell’ordine la variazione percentuale del 2015, la Deviazione Standard su base annuale, l’Efficiency Ratio (che è la relazione tra le prime due colonne meno 1: una specie di Sharpe Ratio, per gli addetti ai lavori) e il range del 2015 (massimo e minimo dell’anno)
. La variabile vera in questo senso non saranno i tassi, ma le economie. Se le attuali politiche riusciranno a far ripartire le economie e quindi a superare questo senso di perenne stagnazione le borse – almeno alcune borse e alcuni settori – potranno fare meglio. Viceversa, qualora ci dovesse essere per qualsiasi motivo una frenata nella fiducia dei consumatori e/o nella ripresa occupazionale, saranno dolori perché la fuga dal rischio, quando la leva è alta, i tassi sono a zero e non ci sono difese sugli asset tradizionali come liquidità e bonds (che rendono nulla o sotto il nulla in molte parti), può assumere contorni poco equilibrati. Certamente non è dai bonds governativi che si tirerà fuori performance nella parte obbligazionaria: ma corporate, high yield e bond emergenti potranno performare solo in un ambiente economicamente stabile o in miglioramento, altrimenti soccomberanno anch’essi alle leve, alle tensioni e all’assenza di rendimenti cuscinetto rispetto ai rischi di tasso, credito e paese (valuta). Il CRB Index (commodities) è al quinto anno consecutivo di calo: mai successo. Il 2016 ha forti probabilità di essere l’anno della capitolazione e dell’inversione, anche se non bisogna generalizzare perché i trend delle materie prime sono variegati e spesso disallineati. Ma il Petrolio sta avendo un collasso parabolico, che ha sintomi di specularità con il rialzo esponenziale che portò al top del 2008 (140 USD). Possibile candidato a grosse sorprese, specie da Febbraio in poi. Quello che emerge è che ci sono periodi in cui il gioco dei flussi può risultare nei fatti prevalente sui cosiddetti fondamentali. Ultima nota: un fondo azionario long/short non può esser fatto passare come un equivalente o un possibile sostituto del cash, nemmeno in tempi di tassi zero. Buon 2016 a tutti.
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